martedì 24 luglio 2007

Contraddizioni dello sviluppo in prospettiva

Il crescente sviluppo economico, la diffusione e l’accessibilità dell’informazione e della cultura, il distaccarsi dal lavoro materiale si basano sull’intensificazione della produttività, dei consumi e dei ritmi di lavoro e richiedono un sempre maggiore coinvolgimento nel processo produttivo da parte dei lavoratori a tutti i livelli. Ma al tempo stesso fanno crescere in essi stessi una maggior voglia di tempo libero, della possibilità di dedicarsi a sé stessi e ad attività non economiche, oltre ad una sempre minore disponibilità a sottomettersi ed adeguarsi alle direttive dettate dai capi ed alle esigenze esterne del sistema di produzione ed ai suoi ritmi.
Il punto massimo di capacità di produzione di ricchezza del sistema potrebbe coincidere col punto massimo di dissociazione motivazionale da parte di coloro che dovrebbero sostenerlo e riprodurlo, cosa forse ancor più evidente infatti tra gli studenti ed i giovani in genere che tra i lavoratori.
L’esito di una tale contraddizione potrebbe essere o (auspicabilmente) una radicale riconversione del sistema in senso eco/umano-compatibile (e perciò non più su base consumistica) o una società divisa fondamentalmente in due ceti. Uno, privilegiato e perlopiù ozioso o dedito ad attività essenzialmente “culturali” che parla un linguaggio e vive in un mondo esclusivo e ripiegato su sé stesso. L’altro costituito da una classe di schiavi-lavoratori; precari a vita senza identità né professionale né territoriale per i quali il primo problema sarà quello di trovare qua e là un qualche lavoro temporaneo – al di là di quanto questo sia pagato – ed il cui scopo (e la cui stessa ragione di esistere dal punto di vista del Sistema) sarà quello di consumare la produzione di merci-spazzatura sul cui mercato si regge la condizione privilegiata degli altri.
Per alcuni di questi ultimi rimarrà tuttavia un po’ di lavoro da fare “a beneficio” della massa: dedicare ancora parte del proprio “impegno culturale” nel convincerla a continuare a credere che stiamo vivendo una condizione di benessere e di progresso.
(Niente paura: come già si è fatto con gli attori di alcuni film, anche presentatori televisivi, giornalisti e politici da talk show potranno presto essere resi virtualmente. Chissà che qualcuno non ci stia già lavorando: la differenza non si vedrebbe di certo)

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