Viviamo in un mondo così ricco di informazione da esserne perfino inflazionato. Essa costituisce in sé un settore sempre più importante dell’economia e dell’occupazione e molti degli altri settori produttivi le sono legati a doppio filo in un modo o nell’altro.
Crediamo che ciò ci dia la possibilità di essere più avvertiti della realtà in cui viviamo e di poter fare le nostre scelte in base a considerazioni razionali, certo più razionali di quanto avveniva in epoche precedenti. Molti di noi sono anche convinti che l’informazione sia la via maestra per sconfiggere le varie forze di potere che sfruttano ed opprimono i popoli e per creare una società più equa e democratica. Non senza ragioni, senza dubbio: se le cose non si conoscono non si possono neppure criticare, né contrastare, né combattere. Ma i fatti dimostrano che l’informazione di per sé non è sufficiente o che non è il punto decisivo e forse che il suo effetto in un senso o in un altro dipende molto dal contatto diretto con la realtà che le condizioni pratiche di vita delle persone permettono o meno: una cosa che è molto ridotta proprio dal sistema che informa questa civiltà virtuale dell’informazione.
Senza voler suggerire letture dietrologiche e ipotizzare improbabili teorie del complotto, grandi fratelli e quant’altro, l’attuale fobìa di massa per la nuova influenza A(/H1N1) dimostra come ormai il potere che i media hanno sulla mente delle persone è ampiamente al di là della dicotomia tra informazione e disinformazione: non è più neanche necessario diffondere notizie false o manipolarle ad arte per ottenere l’effetto voluto. Le notizie vere e proprie, quanto ai fatti, che vengono date su questa malattia sarebbero in effetti tali da non destare grande preoccupazione: si parla di un virus che si diffonde facilmente ma non particolarmente pericoloso, si contano un numero di vittime limitatissimo, alcune delle quali risultano poi non dovute con certezza ad esso.
Nonostante questo è sufficiente il tono allarmistico con cui si diffondono le notizie, perfino nel momento in cui si mostra di voler prevenire possibili ondate di panico incontrollabili (come secondo effetto collaterale proprio anch’esso di una “vera” pandemia) per far sì che la sensazione dell’emergenza di turno regni sovrana nelle breaking news dei notiziari di tutto il mondo per mesi e che misure di sicurezza anche visibilmente irrazionali vengano accettate come risposte sagge e dovute ad una situazione che non permetterebbe alternative. Così come viene accettato l’immenso esborso di risorse pubbliche che in seguito ad una tale campagna si stanno trasferendo nelle casse delle grandi compagnie farmaceutiche che arrivano puntuali col loro nuovo vaccino (spacciato per indispensabile) all’inizio della stagione ed alla maturazione dei frutti della semina mediatica nell’opinione pubblica.
Semina (terroristica) di informazioni che, quanto ai fatti, non possono essere accusate di falsità, dato che – immaginiamo – non riportano morti che non ci sono o studi medici inventati, ma solo informazioni. Come tali esse formano non una “opinione”, ma una “informazione” pubblica e pertanto si presume trattarsi di qualcosa di fondamentalmente razionale.
Purtroppo però non si tiene conto della velocità con cui il fiume di innumerevoli notizie di ogni genere scorre davanti ai nostri occhi, della distrazione con cui le percepiamo nel mezzo della nostra vita indaffarata, dell’incompetenza della quasi totalità del pubblico quanto ad argomenti scientifici (e non solo) in un mondo in cui sempre più sono richieste conoscenze specifiche per poter valutare le problematiche contenute nelle notizie. Non si tiene conto di fattori emotivi (tutt’altro che razionali) che agiscono in modo decisivo in chi recepisce notizie allarmanti su potenziali rischi per la vita propria e dei propri cari e su pericoli ed emergenze che sono al tempo stesso occasioni di una sorta di protagonismo in una chiamata a raccolta planetaria per essere pronti tutti insieme a combattere la minaccia di turno.
Probabilmente questa “bolla” sanitaria (ci sono anche queste oltre a quelle finanziarie – ma per chi ha investito tempestivamente in azioni farmaceutiche sarà durata il tempo giusto a trarne il suo guadagno) sarà stata gonfiata al solo scopo del profitto derivante dai vaccini e business collegati, senza una vera regìa che voglia verificare la potenza dei puri e semplici toni con cui vengono diffuse le notizie: per questo si dovrebbe ipotizzare un regista globale che saprebbe molto di fantapolitica.
Ma più importante di chi guida la macchina è come la macchina si muove ed oggi abbiamo di fronte la dimostrazione di quanto pandemie planetarie di paure ed illusioni siano producibili e manovrabili facilmente senza neppure esporsi all’accusa di manipolare i fatti. Esporsi ad una tale accusa sarebbe troppo pericoloso oggi che l’informazione e la verifica delle notizie è alla portata di tutti. Ma è la gestione del loro effetto che rimane alla portata esclusiva di chi ha il maggiore “volume di fuoco” mediatico e non ci rimane grazie all’oscuramento degli elementi di conoscenza che fonti alternative possono portare, bensì in base alla presa emotiva di cui è capace, tanto più potente quanto più, nel muoversi sul piano dell’ “informazione”, riesce così bene ad occultare la sua natura irrazionale.
Se poi davvero, alla guida della macchina non c’è nessuno….forse la situazione è perfino peggiore.
mercoledì 16 settembre 2009
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