mercoledì 17 agosto 2016

LA NUDA VERITÀ


Mi pare proprio che con questa storia del divieto del "burkini" la cosiddetta "laicità" - oggi di gran moda - stia rivendicando non la libertà delle donne di scoprire il proprio corpo, ma piuttosto la propria di rivelarsi sempre più apertamente come "-ismo": laicismo e non laicità, impositivo ed assolutista come la maggior parte degli -ismi. La si spaccia come difesa della democrazia, come salvaguardia dei valori di libertà ed autodeterminazione che apparterrebbero all'Occidente, ma che evidentemente gli appartengono da sempre come propria proprietà esclusiva fondata sull'esclusione dell'altro. Qualora questi abbia l'orgoglio e la sfrontatezza evidentemente inaccettabile ai nostri difensori della democrazia e del pluralismo di essere e voler rimanere "altro". Il vero volto che si svela è quello dell'imposizione, tale né più né meno di quella che vieta altrove cose diverse: perché chi è che attacca chi in questo caso? Chi vuol costringere qualcun altro alle proprie convinzioni? Pretendere che le donne islamiche stiano portando con i loro burkini un pericoloso attacco ai nostri presunti valori azzardandosi ad imporci la loro vista di corpi coperti al mare è semplicemente ridicolo. È vero esattamente il contrario: quella della libertà nel modo in cui quest'Occidente al capolinea la intende - che tanto più la sbandiera quanto sempre meno è capace di fermarsi a chiedersi cosa sia e cosa valga la pena e sia corretto farci - sta diventando semplicemente la giustificazione della chiusura nel privilegio, dell'indisponibilità a chiedersi come storicamente siamo arrivati fin qui, a questo scontro di civiltà ormai conclamato e pericolosissimo. Scontro che non potrà che accrescersi se una parte, la più forte peraltro, continuerà imperterrita a credere di avere tutto e solo da insegnare agli altri, ai mussulmani in particolare, quelli che hanno l'ardire di seguire le proprie convinzioni (ma che non per questo possono essere confusi con dei potenziali assassini), e a tacciarli a priori di violenza latente senza ricordare su quanta violenza si è basata tutta la storia dell'Occidente e di quanta imposizione su ogni altro popolo e cultura si nutre la sua ricchezza ed il suo privilegio. Il corpo nudo delle donne - che era uno scandalo anche da noi fino a non molto tempo fa - viene usato oggi a dismisura per pubblicizzare i prodotti che questa società del consumismo ha da vendere, ma questa onnipresente mostra sta diventando sempre più anche simbolo di propaganda: della pretesa di superiorità, di maggiore avanzamento culturale, di progresso autoreferenziale, di sviluppo (inteso essenzialmente in termini di PIL) dell'Occidente e di tutti coloro che nel mondo seguono il suo modello. Si pretende che questa nudità libera e sfrontata possa vestire di valori e significato tutte queste pretese; seguiteci sulla strada che vi indichiamo: è così che noi siamo arrivati a questa libertà! È naturale che faccia un grande effetto su molta gente in contesti tradizionali, ma, se ci pensiamo e andiamo a stringere la sostanza di questa propaganda, verrebbe da dire che a questo punto non più solo il re, ma - con buona pace di tutte le promesse di "etica della differenza", di "altre narrazioni" ecc... - anche la regina ormai è nuda.

1 commento:

UnUomo.InCammino ha detto...

Il problema non è il burkini sì o burkini no in Costa Azzurra o in Romagna.
Il problema sono le masse islamiche in Costa Azzurra, in Romagna e l'esibizione e voluta e fuori luogo, della propria islamicità e della potenza, della volontà di conquista, egemoniche e di sopraffazione numerica di questa (ignorare la storia non è saggio).
Se entro in una moschea o in una casa algerina non sto con le scarpe, se stai in una piscina austriaca o in una spiaggia italiana non stai in burkini.